Incontro al Centro San Fedele a Milano. Oltre i malintesi tra liturgia e architettura


Una cinquantina di persone ha partecipato alla presentazione del volume “Architettura e liturgia. Intese oltre i malintesi” (TAB editore, pagine 194, euro 20,00) il 13 giugno 2023 nel Centro culturale San Fedele a Milano. Dopo che il Direttore del Centro, p. Andrea Dall’Asta, ha salutato i partecipanti, hanno preso la parola, nell’ordine, don Umberto Bordoni, il direttore della Scuola Beato Angelico; quindi l’architetto Laura Lazzaroni, che nell’Ufficio beni culturali ecclesiastici dell’Arcidiocesi milanese è responsabile per i rapporti con la Soprintendenza; l’architeto Giancarlo Marzorati, titolare dello studio Marzoratiarchitettura; Leonardo Servadio, autore del volume. width=

Diversi i temi posti sul tappeto, e in vario modo discussi dai relatori nonché ovviamente nel volume.

A partire dall’evoluzione della liturgia, dall’epoca post tridentina a quella attuale in cui all’assemblea si richiede una “partecipazione attiva” ai riti e per le chiese si auspicano ambienti dotati di “nobile semplicità”, così da essere accoglienti, dotati di bellezza ma non sfarzosi.

La concezione delle nuove chiese, o l’adeguamento delle chiese esistenti, cerca sempre di ottenere ambienti in cui la luce sia studiata in modo tale da contribuire a evidenziare i poli liturgici, nella loro singolarità e nella trama dei rapporti che li legano tra loro – pur nel rispetto della gerarchia che li distingue.

Il dibattito sull’argomento dal secondo dopoguerra è stato ampio e vario, e in particolare in diocesi come quella ambrosiana, o quelle bolognese e torinese.  In tutte queste, dopo il grande convegno promoso dal card. Lercaro a Bologna nel 1955, il dialogo tra Chiesa e mondo della progettualità è stato intenso e ha dato luogo – si ricordi l’epoca in cui Giovanni Battista Montini è stato arcivescovo a Milano – ad alcuni esiti assai rilevanti per la storia dell’architettura contemporanea.

Alcuni aspetti messi in rilievo del volume in questione riguardano la misura in cui l’architettura delle chiese è complessa, in realtà è la più complessa delle architetture, per via degli aspetti di carattere simbolico che la rivestono e che non sono presenti in alcun altro edificio.

Singolare il tema della disposizione dell’assemblea nelle chiese, oggi spesso determinata dalla presenza delle file di panche, che in un certo senso condizionano l’atteggiamento dei fedeli e possono dare l’idea di una sistemazione “teatrale”, per quanto ovviamente non voluta. Non avveniva così soltanto alcuni decenni fa, quando le chiese non erano ingombre di panche, e le pavimentazioni (spesso quelle antiche riccamente istoriate) permettevano all’architettura di attivare un dialogo tra cromatismi e forme pavimentali con quelle delle coperture. Forse anche oggi non dare tanta importanza alle sedute (per quanto ovviamente necessarie per chi per i più diversi motivi ne ha bisogno) solleciterebbe un atteggiamento più partecipativo nei fedeli.

E consentirebbe di sperimentare meglio la dinamicità che necessariamente deve interessare gli ambienti liturgici secondo la concezione postconciliare. Dinamicità che, nella successione di soglie che demarcano il passaggio da un mondo profano che appare spesso molto lontano dalla Chiesa, al luogo di culto. Rievocando un percorso iniziatico che richiede di essere ripensato nella città contemporanea. Tenendo conto che le città europee sono comunque, si può dire da sempre, ancorate alla presenza delle chiese.

Diversi esempi dimostrano che pur tra varie difficoltà la liturgia postconciliare può abitare lo spazio delle chiese, tanto di quelle nuove come di quelle antiche.

 

Leonardo Servadio, Architettura e liturgia. Intese oltre i malintesi con testi di Giancarlo Santi, Paolo Portoghesi, Paolo Tomatis, Valerio Pennasso

(TAB editore, pagine 194, euro 20,00)