Stanze del silenzio. Per una tassonomia dei luoghi di preghiera


di Stefano Mavilio

La recente pubblicazione degli esiti del concorso per la progettazione di una “Stanza del Silenzio”, da realizzarsi presso gli ospedali S. Filippo Neri e S. Spirito a Roma (v. più oltre), fornisce lo spunto per introdurre la questione dei luoghi di preghiera nelle strutture pubbliche, tema assai dibattuto, in virtù della compresenza di molteplici fra religioni, culti, fedi, agnosticismi e altre forme di laica spiritualità, che a tali luoghi anelano. E siccome la questione necessita di chiarezza, tanto vale iniziare dalla terminologia, come per mia abitudine.

Si sente dire spesso che “in giro c’è una grande richiesta di spiritualità”, quasi fosse una merce o un prodotto. Se è chiaro ad ogni cristiano cosa significhi Spirito, più difficile intenderne il senso per i non credenti.

Cristianamente: La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!» (…) Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». (Gv 20,19-23).

Appurato cosa si intende in ambito cristiano, ci si domanda cosa possa voler significare la medesima parola in ambito laico. Spirito, in questo caso, potrebbe assumere il senso proprio di “coraggio, brio, vivacità ed argutezza di mente” (Pianeggiani, Dizionario etimologico); oppure, secondo altri, si tratterebbe di un “principio di vita religiosa, morale, intellettuale di cui l’uomo è in varî modi e in varia misura partecipe e per il quale si eleva sul mondo materiale” (Treccani.it/vocabolario). In una parola sola, per dirla coi greci, lo spirito è pneuma, soffio vitale, che non necessariamente rimanda a Dio ma necessariamente rimanda agli esseri umani, in quanto respiranti e pensanti (non mi dilungherò su analoghe interpretazioni della parola “anima”, a sua volta intesa quale soffio vitale e delle eventuali differenze).

Tutto ciò detto e premesso, cosa intendiamo per domanda di spiritualità, cristianamente e laicamente parlando? Certamente il riconoscere che scorre in noi un “alito vitale”, con il quale confrontarsi, possibilmente da soli, in preghiera e/o in meditazione. Ecco spiegata – forse troppo semplicisticamente – la necessità di disporre di luoghi di preghiera e di meditazione nelle strutture pubbliche, siano esse ospedali, carceri, scuole, università o ancora: stazioni, aeroporti, centri commerciali, ecc.

Di qui la gran disputa alla quale proverò a dare risposta. Quali sarebbero dunque i luoghi deputati a tale preghiera o meditazione, che tu sia laico o uomo/donna di fede? Soltanto dopo aver risposto al primo quesito “tipologico”, proverò a rispondere all’altro, assai più impegnativo, di tipo ecclesiologico, quesito che si riassume sostanzialmente in questo: “sono tollerabili nei luoghi pubblici di ispirazione cattolica, altri luoghi per la cura dello Spirito di chicchessia?

Si rammenta, a titolo di curiosità, che in Italia, secondo dati statistici, sono presenti, fra gli altri: Cristiani cattolici, Cristiani cattolici di rito orientale, Cristiani ortodossi, Cristiani ortodossi orientali; Chiesa valdese, Unione delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno; Chiesa apostolica in Italia e le Assemblee di Dio in Italia (pentecostali); l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, Testimoni di Geova, Mormoni, Movimento della scienza cristiana (Restaurazionisti); Presbiteriani, Episcopali, Luterani, Metodisti (Chiesa riformata); Musulmani: sciiti e sunniti; Ebrei, Induisti, Buddisti, Sikhs, Taoisti, Confuciani, Jainisti; Zoroastriani, Atei, Agnostici, Razionalisti; Antica sapienza esoterica e neopaganesimo; Movimenti New Age e Next Age; Movimenti del potenziale umano. A Roma, riporto quale esempio, esiste la “Consulta delle Religioni” formata dalle diverse confessioni religiose presenti nel territorio del Comune ed aventi rapporti con lo Stato italiano.

Dunque non è facile il compito per chi tenta un approccio tassonomico alle tipologie contemporanee per il culto; e non parlo dei luoghi per il culto delle religioni monoteistiche, lavoro di per sé sommamente difficoltoso, quanto piuttosto dei luoghi cosiddetti “inter-religiosi e/o non religiosi”, ammesso che tale definizione, come cercheremo di scoprire, sia valida, dal momento che non potendo parlare propriamente di “luoghi per il culto” quali sono quelli in esame, vuoi per gli ospedali, vuoi per le carceri, le caserme, i cimiteri, gli obitori e le sale per il commiato, ecc., si propende dunque per definizioni più neutre, quale quelle di uso corrente oggi: luoghi “multi-fede” e “luoghi del silenzio” o “dello spirito”, che saranno di volta in volta iconici/aniconici. Vedremo quindi la differenza fra le diverse definizioni e tipologie.

Relativamente ai luoghi di preghiera/meditazione, e alla loro qualificazione in termini di presenza, la casistica ne riporta sostanzialmente due:

1-Luoghi “multi-fede”, siano essi iconici o aniconici, ad aula unica o ad aule separate;

2-Luoghi “del silenzio” o “dello spirito”, necessariamente aniconici, preferibilmente ad aula unica.

1-Luoghi “multi-fede”

Volendo fare una prima e sostanziale scrematura, possiamo fin d’ora esaminare il primo gruppo, quello dei luoghi “multi-fede” ad aule separate, per poi “eliminarlo” per gli ovvi motivi che di seguito riporto. Innanzitutto perché ad oggi, di tali luoghi esistono pochi e rari esempi, quindi ingiudicabili: a Berlino, in costruzione tramite raccolta pubblica di fondi e a Torino, il cui progetto non è mai passato alla fase della realizzazione. Questo perché sono costosi e difficili da gestire, giacché necessitano la presenza di “addetti” delle singole religioni che in tali luoghi celebreranno.

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House of One. Berlino, progetto di centro interreligioso, architetti
Kuehn-Malvezzi.
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House of One, Berlin. La pianta

Più facile è il caso dei luoghi multi-fede ad aula unica: la cappella di Saarinen al MIT di Boston valga da esempio per tutte. Aula certamente notevole per qualità architettoniche, presenta il problema che, volendo celebrare per fedi diverse, la sala va di volta in volta allestita con i relativi apparati liturgici e iconici. In assenza di caratterizzazioni specialistiche, sarà usata da chiunque come sala di meditazione, rientrando così nel secondo gruppo, il quale, evidentemente, è quello che maggiormente afferisce alla struttura teoretica del presente intervento.

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Eero Saarinen, cappella, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, Massachusetts. Foto Gunnar Klack – Wikipedia.

Chiameremo dunque Luoghi “multi-fede” i luoghi di culto ad aula unica/iconica del tipo “modello positivo”, quei luoghi nei quali le immagini e gli oggetti religiosi sono visibili e identificabili; l’elemento unificante tra le diverse religioni si ottiene attraverso una addizione di molti simboli in un unico spazi o mediante sostituzione. Ulteriori nomi con i quali si designano tali luoghi sono inoltre: stanze inter-fedi, spazi multi-fede, stanze multi-fede (multi-faith room), luoghi per la preghiera, sale per la preghiera, stanze per la preghiera (prayer room); più semplicemente “aule liturgiche”.

2-Luoghi del silenzio

Chiameremo invece “luoghi del silenzio” i luoghi di culto ad aula unica aniconica – un modello “negativo”, poiché si tratta di luoghi nei quali le immagini e i simboli religiosi sono percepiti come antagonisti, quindi del tutto assenti. In questo caso, tra le religioni l’unità si ottiene attraverso la sottrazione dei simboli dallo spazio.

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Stanza della meditazione, palazzo delle Nazioni Unite, New York (USA).

Ulteriori nomi con i quali si designano tali luoghi sono inoltre: sale del silenzio (silence room), stanze del silenzio, luoghi dello spirito, sale tranquille, sale di pace di fede e di riflessione, dark or quiet room, stanze per la meditazione, white rooms – stanze bianche.

Relativamente a questi spazi, segnalo ora le criticità, tra le quali si possono evidenziare: “la troppo marcata neutralità del luogo e la conseguente mancanza di connotazioni religiose, in rapporto con l’esercizio della libertà religiosa, come pure i problemi che possono sorgere nell’effettivo utilizzo delle stanze. Per quanto riguarda il primo punto, se il progettare una stanza silenziosa e spoglia, senza simboli né arredi religiosi, è da un lato funzionale ad aprirla a tutti indistintamente, dall’altro la rende inutilizzabile per l’esercizio della libertà religiosa di quelle fedi che, invece, necessitano di connotazioni confessionali. Ne sono una riprova il fatto che spesso le stanze del silenzio non sono usate per riti o celebrazioni propriamente detti, ma per la preghiera personale o per incontri di altro genere; o ancora, il fatto che non tutte le confessioni aderiscano ai protocolli di intesa istitutivi di queste realtà” (come scritto da Stella Coglievina).

In conclusione, pongo gli argomenti e le domande che prima o poi chiunque avrebbe posto. Ad alcune proverò anche a fornire una possibile risposta.

Committenza; processo e gestione

– quale sarà la committenza di tali luoghi?

– chi dovrà preoccuparsi in fase preliminare e in collaborazione con chi?

– quale sarà il processo che porterà alla realizzazione di questi luoghi?

– si convocherà un tavolo?

– si adotterà il metodo Delphi? (Il metodo Delphi è una tecnica usata per ottenere risposte a un problema da un gruppo – panel – di esperti indipendenti attraverso due o tre round. Dopo ogni round un amministratore fornisce un anonimo sommario delle risposte degli esperti e le loro ragioni).

– successivamente alla formulazione del problem setting, saranno formulati bandi pubblici?

Come esempio riporto il caso del San Filippo Neri “Concorso di Idee – Curare lo Spirito”

voluto dalla ASL Roma 1, in partnership con il Tavolo Interreligioso e con l’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia. Il bando prevedeva l’ideazione di uno spazio di meditazione, silenzio e preghiera aperto a “culture e/o religioni diverse” all’interno degli ospedali San Filippo Neri e Santo Spirito. In tali luoghi la promozione, la realizzazione e la gestione ex-post, saranno affidate ai medesimi ospedali che ne hanno richiesto la presenza (per gli esiti del concorso vedi sotto).

Coinvolgimento e utenza

– a quale collettività ci si rivolge?

rammento che un ospedale è frequentato da tre famiglie di “abitanti”: il personale ospedaliero, (siano essi medici, infermieri o volontari); i pazienti; i parenti.

Architettura

– in fase progettuale, quali accorgimenti dovrà prevedere il progettista e soprattutto, chi lo educherà a tale nuova tipologia edilizia? Una nuova manualistica?

– in che modo un luogo siffatto potrà fornire la giusta risposta in termini architettonici? Per dirla con Karl Rahner: qual è la “forma architettonica” dell’assistenza spirituale?

– la progettazione sarà di tipo condiviso? Se sì, fra quali enti e/o categorie di attori?

– in che modo si provvederà a rendere dignitosi tali luoghi, vuoi per la prossemica, vuoi per il comfort, vuoi per la preghiera?

– si potrà provvedere ad adeguare luoghi esistenti, oppure sarà sempre necessario realizzarne di nuovi?

– quali le metrature e quali gli accorgimenti per l’accessibilità?

È auspicabile la realizzazione di un documento che delinei le linee guida per la realizzazione di detti luoghi, come – in altro ambito – fu fatto per i complessi parrocchiali e come d’abitudine per qualunque tipologia edilizia, tenendo ovviamente conto della complessità attoriale e procedurale.

In conclusione riprendo un tema al quale ho accennato in precedenza e che intendo qui ora provare ad affrontare: sono tollerabili nei luoghi pubblici di matrice cattolica, altri luoghi per la cura dello Spirito di chicchessia? (alludo in particolare ai luoghi nei quali è forte la presenza dello Stato: ospedali, carceri, università).

Ritengo di poter rispondere affermativamente. Aggiungo a titolo di informazione per chi legge, che è attivo – presso la Conferenza Episcopale Italiana – un gruppo di lavoro che affronta direttamente il problema. In linea di massima, par di capire, non ci sarebbero ostative alla realizzazione di “stanze del silenzio” da affiancare alle cappelle per il culto cattolico, né per quanto riguarda la reperibilità degli spazi, né per quanto riguarda la disponibilità della Chiesa Cattolica medesima, ma probabilmente la questione andrà affrontata caso per caso.

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Il Concorso di Roma

Concorso di idee: “Curare lo Spirito nei luoghi della cura del corpo. Spazi di meditazione, preghiera, silenzio nelle strutture ospedaliere Santo Spirito e San Filippo Neri della ASL Roma 1”

Organismo banditore: ASL Roma 1 in partnership con Tavolo Interreligioso di Roma, con la collaborazione tecnica dell’Area Concorsi Ordine degli Architetti P.P.C. di Roma e Provincia

1° Classificato

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La pianta

Gruppo di progettazione: Ilaria Brunozzi – Jody Majoli – Davide Arca – Alberto Bolognese

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Motivazione: “Meritevole per la qualità dell’ambiente, l’uso dei materiali, l’illuminazione che profonde un senso di luogo concluso e materico, che si confronta con un possibile spazio esterno ed indefinito.”

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Vista interna