Uno “splendido, monumentale bunker”, così Mons. Andrea Spada, Direttore dell’Eco di Bergamo, presentava la chiesa del borgo bergamasco di Longuelo, dedicata alla Beata Maria Vergine Immacolata, il 25 giugno 1966, subito dopo la sua inaugurazione.
Con le sue possenti strutture in cemento armato a vista, la nuova chiesa gli appariva dotata di “nuda violenza” ma proprio per questo capace di attirare l’attenzione del passante.
Più gradevole gli appariva l’interno: armonico, con superfici che “si distendono solenni e calme” e piedritti che “si levano tranquilli come antiche colonne” mentre “la luce si diffonde gradevole dalle vetrate”.
Le parole di un sacerdote e giornalista attento e profondo come Mons. Spada esprimono tutto il suo sconcerto di fronte a queste forme straordinarie, ma oggi, quando è passato oltre mezzo secolo e sono stati costruiti tanti edifici dedicati al culto dai profili inconsueti, forse il giudizio sarebbe diverso.
L’architetto Pino Pizzigoni, progettista di quella chiesa, ricorse a tutti gli strumenti concettuali e tecnologici allora disponibili per rendere un disegno che potesse misurarsi con altre opere di grandi maestri di quei tempi, dal Le Corbusier di Ronchamp al Michelucci della Chiesa sull’Autostrada.
Dopo l’ondata del decostruttivismo e le tante proposte dense di dissonanze, stridori e asimmetrie cui ci hanno abituati personaggi quali Frank Gehry o Zaha Hadid, l’opera di Pizzigoni oggi sorprende meno e appare puttosto come un ingegnoso esercizio geometrico fondato sull’armonia di intense e tese simmetrie, intese a portare sul terreno dell’espressvità l’altrimenti schematico e freddo linguaggio del razionalismo all’epoca prevalente.
Ma il discorso formale non può scindersi da quello materico. La chiesa di Longuelo è un inno di speranza per le qualità plastiche del calcestruzzo armato: ma a queste com’è noto non si univano simili qualità di durata e resistenza ai fenomeni meteorici.
E così la chiesa di Longuelo si è ritrovata, a cinquant’anni dalla costruzione, a periclitare per fessurazioni e corrosione del materiale, per ossidatura dei ferri esposti alle intemperie a causa del dissolversi dei copriferro, ai depositi di materiali sulle superfici esterne, all’umidità di risalita, ecc.
L’intervento di restauro curato dall’architetto Paolo Belloni (PBEB Architetti) ha consentito di ristudiare a fondo l’impressionante impresa costruttiva attivata dal Pizzigoni e di recuperarne la sostanza, rendendola a nuova espressività.
La chiesa è il centro del quartiere di Longuelo, e il restauro l’ha resa alla dignità sua propria di architettura ormai radicata e divenuta segno inconfondibile nel tessuto urbano, nonché fattore di identità.
Diamo qui qualche cenno dell’opera di restauro compiuta, tramite un breve sunto della relazione di progetto di Paolo Belloni e rimandando al sito di PBEB Architetti per una più attenta analisi.
Riqualificazione Chiesa Parrocchiale Beata Vergine Immacolata a Longuelo
Consacrata nel 1966 la chiesa della Beata Vergine Immacolata a Longuelo rappresenta il risultato di un importante lavoro di ricerca dell’architetto Pino Pizzigoni sul comportamento statico delle volte sottili.
L’intera struttura della chiesa è realizzata in cemento armato a vista e costruita da una sequenza di volte sottili di 5cm di spessore sostenute da puntoni e tiranti anche questi in cemento armato.
Si tratta di un’opera emblematica per la città di Bergamo, sia per la notorietà del suo autore che per la particolare sperimentazione ingegneristica e architettonica.
A 50 anni dalla sua consacrazione la chiesa, già parzialmente restaurata a metà degli anni ’80, presentava seri problemi di degrado del calcestruzzo.
L’intervento, progettato da Paolo Belloni con la consulenza dell’Ing. Luigi Coppola in sede di Direzione dei Lavori, rappresenta un esempio significativo di “Restauro del Moderno” con particolare riferimento al tema del restauro del calcestruzzo che per la particolare sottigliezza delle strutture può essere considerato un caso limite di intervento di restauro su questo materiale.
Un attento lavoro di rilievo interno ed esterno con tecnologia laser scanner ha permesso di verificare l’effettivo spessore delle strutture (in alcuni casi ridottosi a 4 cm), ed l’analisi chimica puntuale di lacune situazioni di degrado ha permesso di stimare il livello di degrado del calcestruzzo.
Il restauro, impostato su una vera e propria ricostruzione filologica, ha comportato la riproduzione delle tavole di diverso taglio e dimensione che erano state a suo tempo utilizzate per gettare i calcestruzzi, la ricostruzione dei casseri replicando il disegno originale, la scarifica con idrodemolizione delle strutture in calcestruzzo e il successivo getto in spessori sottili per ricostruire sia formalmente che staticamente la consistenza originale della struttura. Per non compromettere la delicata staticità del manufatto la ricostruzione è avvenuta per segmenti che hanno riprodotto i segmenti delle fasi di getto della struttura originaria.
COMMITTENTE: Parrocchia Beata Vergine Immacolata
IMPRESA ESECUTRICE: Impresa Poloni-Alzano Lombardo
DATA: Giugno 2011 – Dicembre 2014
FOTO: Luca Giuliani
RESTAURO DELLA CHIESA PARROCCHIALE DELLA BEATA VERGINE IMMACOLATA